giovedì 2 giugno 2011


 










Corriere della Sera 2.6.11
Le scuse di Vendola «Ho sbagliato a dire Milano espugnata»
Pisapia: bene Nichi, equivoco chiarito

di Fabrizio Roncone
Repubblica 2.6.11
La sindrome di Zelig
Nichi Vendola: non mi pento di avere parlato in piazza dei "fratelli rom", certi valori non sono negoziabili
"Milano espugnata? Chiedo scusa a Pisapia ma adesso basta con le risse a sinistra"
di Curzio Maltese

Corriere.it 1.6.11
Vendola a Pisapia: «Orgoglioso delle parole su rom e musulmani»
Il leader di Sel chiarisce: «Solo un incidente lessicale»

Europa 2.6.11
Politica e linguaggio: Vendola deve imparare da Pisapia
risponde Federico Orlando
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il Giornale 1.6.11
Lunedì Vendola ha infiammato Milano esaltando nomadi e islam, ieri ha aumentato l’Irpef ai pugliesi. È il vecchio che avanza di Nicola Porro
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Rosarossaonline.it 2.6.11
Caro Vendola, la sinistra ha già un candidato: è Pier Luigi Bersani
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il Paese Nuovo 2.6.11
Le nomine dei manager Asl, decide solo Vendola
di Franco Antonacci
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La Gazzetta del Mezzogiorno 2.6.11
Salute, anziano protesta: il compagno Vendola tolga ticket su salvavita
di E. T.
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La Gazzetta del Mezzogiorno 2.6.11
Più tasse e sprechi invariati così muore la «Puglia migliore»
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Europa 2.6.11
I comizi di Vendola non sono il programma
qui

Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione 31.5.11
«Una vittoria delle primarie» Vendola mira a Palazzo Chigi
di Elena G. Polidori

Il senso di questa vittoria, vista dai vincitori, lo dà Nichi Vendola, arrivato di corsa a Milano salito sul palco di una piazza Duomo colorata d'arancione, davanti a lui un popolo meneghino pieno di un entusiasmo incontenibile. «È la fine di quindici anni, di un lungo ciclo politico e culturale, di una classe dirigente impresentabile; la Milano dell'ipocrisia e dell'arroganza è stata battuta dalla mitezza di Giuliano Pisapia». Dal Sud, da una Napoli altrettanto in festa, gli ha fatto eco Antonio Di Pietro, ancora più determinato. «Berlusconi deve lasciare il Governo perché ha perso la fiducia dei cittadini e la perderà definitivamente con il referendum del 12 e 13 giugno».
Il prossimo obiettivo, per entrambi i leader, è ora quello di proporsi come forze politiche d'alternativa. «Da domani - dice infatti Vendola - si comincia, il prossimo obiettivo è Palazzo Chigi, liberare l'Italia. Basta, non ne possiamo più - ha aggiunto il leader di Sel dal palco di piazza Duomo - della loro arroganza, la politica deve cambiare, ci vuole una politica di dialogo e di apertura, abbracciamo i fratelli rom e i musulmani; adesso mi aspetto elezioni anticipate, la fine di un incubo della dittatura della pornografia che dura da 15 anni». Ma il messaggio è a tutto un centrosinistra ubriacato da una vittoria così vasta e, dunque, inattesa. Un centrosinistra che, a detta di Vendola, «è credibile quando non è oligarchico e quando si presenta con le primarie come ha fatto qui a Milano». Ecco, dunque, la ricetta per il futuro, con tempi, almeno a giudicare dai numeri di questi ballottaggi, che sembrano proprio non consentire all'opposizione di dormire troppo sugli allori.
Lo ha sostenuto anche Di Pietro. «Berlusconi deve lasciare, il venditore dei tappeti deve andare, a Napoli come in altre città - ha proseguito - dobbiamo ripartire dalle macerie per governare i comuni che dobbiamo amministrare». Grazie ad una vittoria schiacciante di De Magistris «liberiamo Napoli - ha proseguito il leader Idv - dalla monnezza morale, etica e morale, in cui è stata buttata per troppo tempo, perché si è fatto comprendere alla politica che con un gesto di umiltà e responsabilità si può ritrovare fiducia anche per quei partiti che hanno il coraggio e umiltà di fare un passo indietro; chi sbaglia va a casa, Napoli oggi è la porta aperta per un nuovo rapporto di fiducia tra politica e cittadini in tutto il Paese. Quello che è avvenuto qui è sensazionale, non è solo la vittoria del centrosinistra nei confronti del centrodestra ha concluso - è la dimostrazione che non basta essere di centrosinistra o di centrodestra per poter , conquistare la fiducia dei cittadini». A parere di Di Pietro, da domani De Magistris dovrà dimenticare la sua appartenenza, «perché per cambiare Napoli serve grande forza morale, ma anche politica», anche se, aggiunge, «se poi qualcuno deve mettere il cappello su questa vittoria questo sono io, perché ho scelto De Magistris come candidato».

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